Una breve ricognizione entro il territorio del Cinema Privato, che non è un genere piuttosto un’inclinazione, per riconoscerne i luoghi frequentati con i miei video/film ed intuirne (intravederne) la meta.
Non mi considero un regista (poiché oggettivamente non lo sono), piuttosto un filmautore, con riferimento implicito e per niente casuale ai cantautori italiani degli anni ’60 che rivoluzionarono la scena musicale annullando la distanza tra compositore ed esecutore, e rivitalizzarono la canzone svincolandola dagli imperanti cliché della confezione. Canta/autore, Filma/autore: chi canta e chi filma in solitudine.
Analogamente, si parva licet, amo considerarmi un paesaggista audiovisivo, un ritrattista, un autore interessato ad accogliere ed a restituire vicende singolari e familiari, con un’attenzione particolarmente rivolta al succedersi generazionale.
L’incontro pomeridiano mi offre la possibilità di chiarire cosa intendo per Cinema Privato e al tempo stesso di mostrare alcune tappe esemplificative del mio modo d’interpretare la rappresentazione audiovisiva.
Un prologo utile a meglio inquadrare il senso di un lavoro per diversi aspetti anomalo come “Inchiesta di famiglia”.
Così, quantomeno, mi auguro.