Per un cinema “di prospettiva”
che comprenda quelle rappresentazioni audiovisive sopratutto interessate
alle possibili, diverse, anomale angolature con cui restituire brani di realtà
o immagini preesistenti, o rielaborate, o appositamente create
al fine di orientarle tutte ad una inedita e rinnovata espressività.
Dove l’originalità della proposta non consista più,
e sopratutto non esclusivamente,
nella sostanza descrittivo/narrativa dell’opera
ma in uno specifico modo
di “porgere” il proprio punto di vista
e di offrire ai compartecipi dell’esperienza
nuove postazioni da cui osservare, interpretare, indagare
finalmente conoscere
i fatti del mondo o dell’immaginato.
Per un cinema “di prospettiva”
che non cerchi, non crei, non necessiti di “registi”,
con tutta l’ammirazione per questi straordinari professionisti
vocati a dare ordine al caos esistenziale in cui siamo immersi.
Per un cinema che attragga piuttosto
persone, autori
capaci di osservare e di registrare,
di confondere e di giustapporre:
dal vagabondo curioso al collezionista maniaco,
dal caso clinico dispercettivo al caso umano di senile stupefazione,
dall’ipertecnico ossessivo all’inesperto autodidatta visuale.
Per un cinema inquietante,
non riconciliabile alle ragioni del mercato,
che non persegua né ordine né estetica
ma ragioni su se stesso,
dia senso e spessore
alla necessità del suo farsi.
Per un cinema che valorizzi
l’aprofessionale e
l’inestetico.
Per un cinema consapevole della sua fascinazione ma innanzitutto dei suoi limiti.
Per un cinema salubre, assennato
che tratti la cinefilia come la più esiziale
tra le malattie autoimmuni.
Dopo tanti anni trascorsi ad arzigogolare, pasticciando, su immagini mie ed altrui credo sia giunto il momento di dare parole, tramite un VOLANTINO, termine linguisticamente meno arrogante di MANIFESTO, alle idee maturate sulla mia esperienza, che immagino contrastare con il sentire della maggior parte dei miei amici, colleghi, complici appassionati di cinema.
Ma forse, proprio perciò, curiosi di interrogarsi anche su un pensiero provocatoriamente divergente.